
Gianfranco Rosi
È finita da poco, meno di mezz’ora, la proiezione stampa al Palast dell’unico film italiano in competizione, il docu Fuocoammare di Gianfranco Rosi (già Leone d’oro a Venezia con Sacro GRA). Embargo fino alle ore 17,00, quindi almomento niente recensione. Era molto atteso, e dato tra i favoriti, qust un racconto-affrescone di Lampedusa, della sua gente, di chi ci abita e dei migranti che arrivano in condizioni davvero disperate sui barconi. Che è poi il tema caldo, oggi, adesso, di questa Europa, di questa Germania, di questo festival. A fine press screening, il più lungo e convinto applauso sentito a oggi alla Berlinale (che sta ancora scaldando i motori comunque), segno che Fuocoammare ha sfondato, tanto da piazzarsi in my opinion siu oiazza in posizione privilegiata per l’Orso d’oro. Non è un film perfetto, ma efficace sì, e molto. Un urlo dalla platea dei gornalisti quando sono cominciati a scorrere i tioli di coda: Pornografia! (in italiano, o fera spagiolo?). Segno che a qualcuno accusa Rosi di aver fatto spettacolo del dolore e della morte. Tema bollente, e se ne riparlerà. Però constato come i puristi che hanno arricciato il naso di fronte a questo film son spesso gli stessi che son caduti in deliquio di fronte ai massacri tarantiniani. Certo, quella è fiction, questa no, e però di fronte alla rappresentzione del sangue, della morte, della violenza, si dovrà pure mantenere un atteggiamento coerente, o no?