Girovagando sul web, l’occhio continua cascarmi su commenti tiepidi o perplessi a Sacro GRA Leone d’oro. Dopo il pezzo di Neil Young su Indiewire, di cui ho già detto, ecco
Oliver Lytton su The Playlist (blog americano ospitato da IndieWire): “È buona cosa che Sacro GRA ha vinto il Leone d’oro. Perché, ad essere franchi, è l’unica ragione per cui qualcuno leggerà questa recensione. Certo, è importante che un documentario abbia sfondato e vinto il Leone, e però ci lascia sconcertati (baffled) che a farlo sia stato un film così poco significativo (unremarkable) come questo”. Conclude assegnando un voto, C+, non proprio esaltante.
Robbie Collins sul sito di The Telegraph: “Rosi offre un cross-section della Roma contemporanea comparabile – a voler essere generosi – a certe tranche de vie felliniane tipo Roma o Amarcord. Sacro GRA ha funzionato con la platea in gran parte italiana della proiezione cui ho assistito, ma dubito che, come Leone d’oro, spingerà molti inglesi al cinema”.
Guy Lodge su Hitfix: “In sala stampa a Venezia, dove stavo guardando sullo schermo la cerimonia di premiazione, i vincitori via via annunciati hanno lasciato senza fiato. Fino all’annuncio che più ha sbalordito: il Leone a Sacro GRA“. (In sala stampa c’ero anch’io: confermo).
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Venezia, Leone d’oro a SACRO GRA: stranieri tiepidi e perplessi
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